lunedì, Aprile 29, 2024
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Processi di apprendimento e potenzialità del bambino

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Marcello Coppola Consulting

La didattica attuale ha necessità di orientarsi sempre più verso un assetto che lascia spazio ad attività cooperative e di collaborazione tra bambini sotto la supervisione dell’insegnante, a scapito di un approccio frontale (la classica lezione) che non sempre si rivela adeguato per tirare fuori le potenzialità di bambini diversi l’uno dall’altro nel proprio grado di maturazione. Le ricerche di Vygotskij e quelle più recenti della psicologia cognitivista mettono in evidenza che una buona cooperazione fornisce la base dello sviluppo individuale e che i processi cognitivi si attivano quando il bambino è in interazione con persone del suo ambiente e in cooperazione con i suoi compagni. Scrive Vygotskij «le funzioni prima si formano nel collettivo, nella forma di relazioni tra bambini, e così diventano funzioni mentali per l’individuo». Un buon apprendimento è quello che riesce ad agire sulla zona di sviluppo prossimale del bambino, facendo leva sulla motivazione e l’impegno a riuscire. Possiamo immaginare quest’area come una sorta di ponte tra ciò che il bambino riesce a fare da solo (“sviluppo attuale”) e le sue potenzialità, ovvero «ciò che un individuo può fare insieme ad un individuo più esperto» agendo su competenze non ancora sviluppate ma presenti in uno stato embrionale. L’aiuto che il bambino riceve in questo contesto da parte di una persona più esperta prende il nome di scaffolding, termine inglese che si riferisce all’impalcatura utilizzata dagli operai per svolgere un lavoro di costruzione.  In psicologia e pedagogia questo termine  è usato per indicare il sostegno dato da una persona competente a un’altra, per apprendere nuove nozioni o abilità (Wood, Bruner, & Ross, 1976). Tali processi possono attivarsi non solo nella relazione con l’ adulto (sia esso insegnante, genitore o tutor nei compiti scolastici) ma anche creando situazione di apprendimento cooperativo tra bambini con diverse competenze. Parliamo in questo caso di cooperative learning, una metodologia di apprendimento che, facendo lavorare i ragazzi in piccoli gruppi, li aiuta a confrontarsi e a sviluppare nuove competenze non solo sotto il profilo cognitivo ma anche sociale, essendo essi obbligati al confronto con il punto di vista dell’altro. Stimolare al punto giusto i ragazzi ed offrire loro ripetute occasioni di lavoro in gruppo è fondamentale per determinare il successo scolastico. L’apprendimento avviene in un contenitore relazionale che se non adeguatamente curato e gestito, da grande opportunità può rischiare di trasformarsi in un elemento di intralcio. E’ in un clima positivo, dove l’alunno può sentirsi sostenuto nelle proprie competenze da parte dell’adulto ed in relazione cooperativa e non solo competitiva con i compagni, che egli può percepirsi in grado di accogliere le sfide che gli vengono poste e che devono essere alla “giusta altezza”, non troppo in basso da demotivare ma neanche troppo in alto da scoraggiare. E’ questione di giuste misure, e la didattica, proprio come un buon vestito, andrebbe cucito addosso a ciascun alunno con i suoi limiti e le sue potenzialità.
Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068

Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043

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