venerdì, Aprile 19, 2024
Homesalute e benessereConfessioni di una mamma "speciale"Il primo giorno di scuola di un "bambino magico"

Il primo giorno di scuola di un “bambino magico”

Pubblicato il

Marcello Coppola Consulting

L’esistenza di “un figlio magico” diventa tangibile e concreta alla società quando la mamma del “diversamente abile” lo accompagna per la prima volta a scuola. Anche lei ha comprato con cura il grembiulino bianco o quadrettato, ha scelto lo zainetto con il personaggio che attira l’attenzione di suo figlio e come le altre mamme lo porta per mano fin dentro la classe restando lì fino a che le è concesso dalle insegnati.  In quei momenti sente il cuore battere forte, le mani sudare per il “terrore” di ciò che accadrà e osserva speranzosa gli altri bambini senza però sbilanciarsi con  le loro mamme.

Non prova vera   gioia la mamma del “diversamente abile” e nemmeno quella dolce tristezza come le altre mamme le quali, in fondo, sanno che i loro figli se la caveranno. Lei vorrebbe ancora tenere a casa il suo bambino silenzioso, custodirlo fra le mura del castello domestico come una fata: renderebbe il suo micromondo sicuro e perfetto, un posto in cui le parole non servirebbero e basterebbe lo scambio di sguardi.

La mamma del “diversamente abile” però  sa  che ciò non è possibile perché per  suo figlio è necessario stare con gli altri più di quanto necessiti agli altri. Lasciarlo andare è doveroso  e non deve piangere, le sue lacrime le ha già versate di nascosto , in quel contesto deve trasmettere sicurezza anche alle insegnanti che, forse sono preoccupate di occuparsi di quel bambino, il quale ha difficoltà nel comunicare, il quale è troppo vivace o troppo chiuso .

E’   in questo istante che la mamma del “diversamente abile“ comincia a pregare e sperare con più intensità.

Prega e spera che le insegnanti siano attente,  pazienti e premurose. Prega e spera che non si urli  troppo , perché un urlo potrebbe bloccare quelle sillabe che tardano ad uscire. Prega e spera che il suo bambino trovi almeno un amichetto che si avvicini e giochi con lui senza additarlo o ridere (perché i bambini alla scuola dell’infanzia già capiscono tutto e notano le differenze). Prega e spera che gli operatori scolastici prendano a cuore quel “bambino magico“  e non lo sgridino   se scappa nei corridoi o non riesce ad andare in bagno in tempo.

Pregare e sperare diventano due azioni fondamentali per la mamma del “diversamente abile“ che pratica senza usare gli arti, ma che consumano il sonno .

La scuola dell’infanzia è solo il principio,  è il primo gradino  di un’alta torre da scalare. Per ottenere un insegnante di sostegno. Si scopre il mondo della ”legge 104/ 92”, un universo parallelo, fino ad allora sconosciuto, in cui  è obbligatorio addentrarsi . Una legge nata il 5 febbraio del 1992 per  tutelare l’assistenza e  l’integrazione sociale dei soggetti disabili ,così si legge su internet quando si cercano informazioni . Non è facile per una mamma del “ diversamente abile “ intraprendere questo percorso,  nel compilare i documenti si trova scritto fra le caselle  la parola “handicappato” e  quando si segna  quella crocetta  si percepisce già che quella parola da  molti bambini e ragazzi, durante il percorso scolastico , sarà usata  in senso negativo . Quindi la mamma del “diversamente abile“ deve lottare con questo pregiudizio e questa paura e pensare solo al bene del figlio .  Questa prima battaglia, però, non avviene solo nel territorio scolastico, che comunque cerca di indirizzare i genitori, si deve spostare per necessità burocratiche negli uffici delle ASL e dell’INPS .   Si ci prepara così ad   entrare come Teseo nel labirinto, sperando di trovare  il filo di Arianna e non perdersi.

Colomba Belforte

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