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Nozze gay. Parla Frate Antonio Ridolfi

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Marcello Coppola Consulting

Il chiostro di S. Francesco è un simbolo storico, artistico – culturale   aperto a tutti, edificato dalle monache  benedettine nel XIII sec.  Nel subentrare dei francescani nel 1230  il luogo fu ripristinato con sacrifici e generosità  dei sorrentini e ancor oggi  ne ammiriamo  la  bellezza del restauro del 1447. E’ stato uno dei pochi edifici di culto non distrutto dall’ incursione saracena del 13 giugno 1558. Nei motivi architettonici arabeschi,  i mori si riconobbero. Ma al tempo stesso il chiostro è il simbolo di una storia religiosa e di una identità cristiana cattolica secolare radica nel popolo sorrentino.  Noi vorremmo che tutti potessero riconoscersi in questa storia grande, a prescindere dalle proprie convinzioni personali,  per costruire ponti e non alzare muri. Apertura e identità, questi due elementi devono poter convivere, nel rispetto di tutti”.

Così Frate Antonio Ridolfi, superiore del Convento francescano di Sorrento, sollecitato da noi, ritorna sulla questione delle nozze gay negate ai due giovani che volevano celebrare la loro unione civile proprio nell’antico Chiostro e che ha portato Sorrento alla ribalta delle cronache nazionali.

 

Frate Antonio, come si sente, dopo tutte queste polemiche?

Dispiaciuto, sinceramente dispiaciuto.

Perchè?

E’ passato un messaggio sbagliato e che comunque non sentiamo come nostro. Siamo stati criticati, quasi volessimo discriminare ed imporci . Ma non è affatto così.

In realtà ad una coppia di giovani delle stesso sesso è stato vietato un luogo di proprietà del Comune per celebrare, in forza di una legge dello Stato, la loro unione. Si è detto: è necessario rispettare la religiosità del luogo, ma poi, nello stesso luogo,  si lasciano celebrare decine di matrimoni civili. Perché i matrimoni civili vanno bene e quelli omosessuali no?

Fin da quanto ho assunto, due anni fa, la responsabilità del Convento ho chiesto al sindaco, in ragione della religiosità del luogo, di valutare l’opportunità di evitare celebrazioni non conformi al Magistero della chiesa. Ho posto una questione di ordine generale e non legata a situazioni specifiche poi dopo si sono presentate altre specifiche. Anzi nell’occasione mi riferivo principalmente ai matrimoni civili.

E cosa le fu detto?

Il sindaco capì il mio punto di vista, ma mi disse che non poteva annullare prenotazioni datate nel tempo e che impegnavano per più di un anno il Comune stesso.

E lei?

Rispetto il punto di vista del sindaco anche se non l’ho condiviso pienamente. Restando dialogo , apertura e collaborazione.

Quindi lei non vorrebbe si celebrassero funzioni diverse da quelle previste dal magistero della Chiesa

Facciamo una premessa noi non siamo nella condizione, né se potessimo vorremmo,  di imporre niente a nessuno, abbiamo solo esposto  . Nello specifico , di rispettare la storia del luogo che è anzitutto storia religiosa, il linguaggio di quelle mura  le suggestioni che offre il  chiostro lo rendono il luogo idoneo per iniziative culturali e di studio.

Con tutto il rispetto, qualcuno potrebbe obiettare:  questo luogo è del Comune, voi cosa ci entrate?

Mi permetta di contestualizzare. Il Chiostro è di proprietà del Comune e resta ,  ma c’è una condizione condominiale.  Gli ambienti al piano terra, che girano intorno al chiostro, per la  maggior parte  sono gestiti da noi e frequentati da ben cinque  associazioni e gruppi cattolici che vi organizzano  anche ritiri. Sull’intero stabile, poi, eccetto la parte dell’istituto d’arte è un ambiente  all’ingresso  abitato,  Sovrintende il Ministero degli Interni attraverso la Direzione per gli Affari di Culto nei cui confronti siamo impegnati ad assicurare il rispetto della destinazione al culto del luogo ,che  si definisce“F.E. C”.

Pertanto,  c’entra anche la storia di questo popolo e di questa comunità che ha sempre identificato il chiostro, al di là del profilo formale, come parte integrante della chiesa e del convento.

All’accusa di omofobia cosa risponde?

Che ciascuno ha il diritto di vivere la propria condizione ed il proprio orientamento sessuale, questo è indubbio. Ma per noi cristiani Cattolici   c’è il Magistero della Chiesa che sul punto è chiarissimo e merita altrettanto rispettoper  chi lo segue e, più in generale, si riconosce in questo tipo etica e di sensibilità.

 

E della protesta organizzata, proprio al Chiostro, dalle associazioni degli studenti, cui ha aderito anche Arcigay, cosa pensa?

Esercitano la libertà di cittadini, è un loro diritto protestare. Noi  non imponiamo nulla a nessuno, né all’Amministrazione, né ai cittadini, tantomeno ci presentiamo con un crocifisso in mano e chiediamo la conversione forzata del parere delle persone . Magari qualche eccesso di esibizionismo lo avrei evitato, ma noi dialoghiamo nel rispetto dei diritti di tutti, ma vorremmo anche che fosse riconosciuta la nostra identità.

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