Marco Fiorentino corre ai ripari dopo il parere del Ministero dell’Interno che afferma la sua incompatibilità con la carica di consigliere comunale ed i propositi manifestati dalla maggioranza di portare in consiglio comunale tale situazione con una contestazione formale già ai primi di novembre. Per evitare che la situazione precipiti l’ex sindaco ha proposto ricorso alla Corte di Appello di Napoli contro la sentenza della IV sezione civile del Tribunale di Napoli che lo ha riconosciuto debitore del Comune di Sorrento per 108mila€. Il rapporto debito–credito verso l’Ente di cui è amministratore determina un conflitto di interesse e, quindi, una condizione di incompatibilità, secondo il parere espresso dall’Ufficio Affari Territoriali del Ministero dell’Interno.
Una condizione che può essere superata o con l’adempimento dell’obbligazione e, quindi, con il versamento alle casse comunali di quanto dovuto oppure con la sospensione dell’esecutività della sentenza di primo grado. Ed è proprio questa la strada che, in prima battuta, ha deciso di perseguire Fiorentino, appellando la decisione del giudice di primo grado. E con l’Appello, nel chiedere la sospensione della sentenza, si fa esplicito riferimento proprio al rischio imminente di perdere la carica di consigliere comunale, ad oggi ricoperta presso il Comune di Sorrento.
Inoltre, gli avvocati di Marco Fiorentino hanno messo in evidenza come potrebbero essere accertate altre responsabilità nel causare la tragedia del primo maggio 2007 in cui persero la vita Teresa Reale e Claudia Fattorusso. A partire da quelle della società costruttrice della piattaforma aerea – la Oil &Steel S.p.A. dell’ingegnere Daniele Pinardi – la cui rottura del braccio elevatore causò la tragedia del primo maggio 2007, dell’Inail che avrebbe dovuto omologare la piattaforma, dell’Asl Napoli 3 Sud che ha curato i controlli successivi e dell’Istituto di certificazione europea. Tutto ciò, in quanto, l’estensione del profilo delle responsabilità ad altri soggetti può comportare anche una rimodulazione dei costi attribuiti a ciascun condannato.
Nell’Appello si fa riferimento anche alle maggiori responsabilità che sarebbero gravate sulla Ditta esecutrice dei lavori, rispetto al sindaco, nel garantire condizioni di sicurezza nell’area. In conclusione è ribadito come il giudice civile può rivedere ed interpretare autonomamente i fatti oggetto del procedimento penale. L’insieme di queste ed altre ragioni, ad avviso di Fiorentino costituisce un presupposto valido per ottenere la sospensione dell’esecutività della sentenza.