venerdì, Aprile 19, 2024
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L’intervista. Ferdinando De Martino, comandante gentiluomo

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Marcello Coppola Consulting

Comandante gentiluomo. È così che si presenta Ferdinando De Martino, agente di polizia municipale per diciotto anni che, da nove, riveste il ruolo di comandante. Sguardo fermo e sereno, modi pacati. E’ un negoziatore, psicologo all’occorrenza, “perché per parlare alle persone e per rapportarsi con i collaboratori c’è bisogno di empatia”. Eh, già… i collaboratori. Ventotto agenti. Una dotazione in organico che pochi comuni hanno. Otto di questi sono stati assunti part time nel 2014, quando il blocco delle assunzioni ingessava tutte le pubbliche amministrazioni in Italia.

Qui, invece, le cose sono andate diversamente. Perché?

Perché il nostro comando funziona bene e perché i sindaci mi hanno sempre riservato massima fiducia. Abbiamo strumentazioni di ultima generazione, la videosorveglianza attiva e, da tre mesi, un drone che è stato utilizzato in più di un’occasione.

Come si gestiscono 28 agenti?

Bisogna essere comprensivi e autorevoli. È necessario tener conto delle condizioni e del contesto, delle inclinazioni personali, della storia personale. Ma tutti devono essere impegnati. La velocità di risposta, ovviamente è diversa, ma nessuno si tira mai indietro e c’è un forte attaccamento al lavoro da parte di tutti.

Prima faceva riferimento alla fiducia che, diverse amministrazioni, hanno riposto in lei. Dunque i rapporti con i sindaci sono sempre stati idilliaci?

C’è sempre stata condivisione degli obiettivi. Del resto, noi agenti di polizia municipale siamo uno strumento della pubblica amministrazione. Da funzionario, qualche volta mi è capitato di andare in conflitto, ma non sulle finalità. Il confronto si è acceso sulle modalità e, comunque, non si sono verificati mai scontri violenti o episodi di rottura.

A proposito di scontri violenti. È di qualche settimana fa l’aggressione verbale ad una agente di polizia municipale nella frazione collinare di Sant’Andrea. Come giudica questo episodio?

Non è sicuramente sporadico. Di frequente capita di fronteggiare reazioni negative dell’utente. Questo perché siamo chiamati ad incidere su comportamenti, specialmente in strada, che vengono considerati normali, ma che normali non sono. E allora scatta la rabbia dell’utente. Io invito sempre i miei a mantenere la calma e a contenere l’aggressività, con un atteggiamento conciliatorio.

Come sono percepiti i vigili dai cittadini a Vico Equense?

Le attestazioni di stima superano di gran lunga situazioni sgradevoli come quella verificatasi a Sant’Andrea. Di recente siamo intervenuti in uno scippo alla stazione e abbiamo recuperato la refurtiva. Di frequente aiutiamo automobilisti in panne e soccorriamo chi si trova in difficoltà. L’estate scorsa abbiamo aiutato dei turisti a trovare alloggio, in un periodo in cui i posti in albergo erano esauriti. Tutte queste persone ci ringraziano pubblicamente, ci inviano mail e ci ribadiscono la loro stima. Inoltre, lo scorso anno sono stati conferiti quattro elogi di servizio per arresti in flagranza di reato. Vorrei che i cittadini non considerassero gli agenti di polizia municipale come preposti all’attività repressiva e sanzionatoria, ma come coloro che garantiscano la civile convivenza, la libera fruizione degli spazi pubblici e il rispetto delle regole.

C’è un modo per “avvicinarsi” alla gente?

Io credo molto nel concetto di “polizia di prossimità”. La presenza sul territorio fa sì che i cittadini si sentano protetti, sicuri, tutelati. È per questo che ho sostenuto l’Amministrazione in carica con grande entusiasmo per il posto di polizia municipale a Moiano, che presto sarà inaugurato. Inoltre, penso che sia fondamentale puntare sull’educazione dei ragazzi. Da ormai venticinque anni vado nelle scuole per fa conoscere il nostro lavoro e testimoniare l’impegno sul territorio di Vico Equense dei nostri agenti.

Magari, in questo modo, si potrà controllare meglio anche la dilagante diffusione della droga, specialmente nelle borgate collinari…

È innegabile che la droga circoli a Vico Equense, ma non in forma devastante. Pur essendo un problema confinato, non sfugge alla nostra attenzione e non va sottovalutato. Abbiamo rafforzato i controlli e abbiamo studiato diversi movimenti tra Massaquano e Moiano. Adesso ci stiamo concentrando su Ticciano. I tossicodipendenti aggrediscono la realtà, assumono atteggiamenti di prevaricazione. Tutto ciò genera paura. Con la nostra presenza scoraggiamo certi comportamenti in modo preventivo.

Immagino che ci debba essere un piano d’azione concordato con la stazione dei carabinieri di Vico Equense.

Il rapporto è di collaborazione. Siamo perfettamente in sintonia sui metodi e abbiamo gli stessi obiettivi. In un certo qual modo, siamo complementari.

Un altro problema è legato agli abusi edilizi sul territorio.

In questi anni, però, sono drasticamente diminuiti. Siamo passati da circa un centinaio di sequestri l’anno a meno di una decina. Il motivo deve rintracciarsi nelle recenti norme e nella capacità della struttura amministrativa di rispondere presto alla richiesta degli utenti, rilasciando, laddove è lecito, i permessi.

Axidie. È di qualche giorno fa il comunicato diramato dal Wwf in cui gli Uffici vengono accusati di non aver consentito l’accesso agli atti. Un comportamento legittimo?

Per tutto ciò che riguarda il comando, rispondo in prima persona e non faccio sconti neanche a me stesso. Non entro nel merito delle valutazioni degli altri uffici.

Provo ad essere più diretta. Non si tratta di abusi sul demanio?

Il caso delle Axidie costituisce, da un lato, il riflesso di una politica territoriale, dall’altro, opportunità consentite dalle norme. Le autorizzazioni – che certamente non ho rilasciato io – sono state concesse. Noi, con le altre forze di polizia del territorio, abbiamo vigilato sulle attività. E il controllo è stato serrato.

Via Mirto e via Camaldoli. Anche lì polemiche…

Queste due strade sono aspetti di una volontà politica che ha l’obiettivo di rivalutare le aree su cui insistono. Si cerca di riqualificare, dotandole di sottoservizi essenziali a garantire uno sviluppo futuro. La finalità è sicuramente buona. Ma, probabilmente, sarebbe meglio integrare gli interventi in una forma più armonica.

E cosa mi dice dell’occupazione di suolo pubblico?

Restiamo in attesa del regolamento che dovrebbe essere pronto prima dell’estate.

 

Nancy De Maio

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