Alla ribalta perché divenuta piantagione di cannabis a cielo aperto, esiste un altro volto del Gigante buono. E’ quello di chi cerca di tenere sempre desta l’attenzione sulla montagna, sostituendosi, spesso, alle Istituzioni, di contro a chi ne ha fatto oggetto di scherzi crudeli: umilata per coltivare droga, bruciata, vilipesa per far spazio a costruzioni abusive e scarichi illegali.
Paradosso della sorte ha voluto che, pochi giorni prima che le indagini condotte dalle Forze dell’Ordine, che hanno portato alla distruzione di intere piantagione di cannabis, l’associazione Ente Parco abbia condotto operazioni di rinfoltimento delle zone boschive devastate dai recenti incendi: una delle tante, ma sconosciute attività svolte a favore del Faito.
Restituire dignità alla montagna, il senso del fervente, ma silente attivismo- spesso dimenticato-di cui è oggetto il Faito riscoprendone la lussuriosa vegetazione al fine di riportare faggi, betulle ed alberi da frutto, che un tempo popolavano i versanti del monte, laddove la mano dell’uomo e la natura hanno portato distruzione.
Le operazioni hanno visto la partecipazione di tanti cittadini e da loro proviene una profonda preoccupazione circa lo stato del Gigante buono, parole da cui emerge la piena rassegnazione di chi si impegna ogni giorno per esso: “i residenti e commercianti al Faito dopo anni di accordi e piaceri sottobanco adesso anche se volessero lamentarsi o, addirittura denunciare, non possono e attendono fiduciosi in silenzio omertoso che avvenga il miracolo”, ha denunciato uno dei volontari.
Angelina Scarpati