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Coronavirus. “Noi, metafora del re nudo”

Pubblicato il

Marcello Coppola Consulting

 

Per chi non rammenta, o non ha mai sentito raccontare, la fiaba di Hans Christian Andersen intitolata “I vestiti nuovi dell’imperatore”, in breve la trama è questa: il protagonista è un imperatore superficiale e vanitoso, molto attento al suo aspetto esteriore, soprattutto all’abbigliamento. Un giorno gli si presentano due furfanti, garantendo di essere in grado di produrre una stoffa preziosissima e meravigliosa, con il pregio di essere invisibile agli ignoranti. Colpito nella vanità, il re dunque si fa “confezionare” abiti nuovi, e tutti i dignitari di corte, per paura di essere tacciati di ignoranza, poiché a loro la stoffa appare invisibile, si sperticano in lodi esagerate riguardo ai vestiti inesistenti.
Giunge il giorno della grande parata, l’imperatore sfila e il codazzo dietro, tronfi, sicuri. Finché un grido si leva da una voce innocente, da un bambino: “Il re è nudo!”.
Così crolla il muro di ipocrisia, le false notizie.
La storia sarebbe carina se non apparisse drammaticamente attuale. Quell’imperatore siamo noi. Nudi. Nudi di fronte a un nemico invisibile, che ci spiazza perché non sappiamo se e quando ci colpirà. Che ci ha spogliato di tutte le nostre certezze.
Ma un rimedio c’è, come sempre.
Seguire le regole, rispettarle e farle rispettare.
Fidarsi e affidarsi a chi è più competente di noi, perché veste il suo abito professionale.
Non creare inutile allarmismo, ma nello stesso tempo essere cauti.
In Italia, oggi, nessuno può affermare di non essere un potenziale veicolo o vittima del contagio.
Il virus non si vede, ma purtroppo si vedono ancora comportamenti scorretti.
Quello che ieri era normale oggi è criminale.
Se tutti noi rispettassimo, per 15-20 giorni, le direttive che sono state emanate dal Governo, più presto potremmo tornare alla normalità, far ripartire il commercio e il turismo, riaprire le scuole e tutti gli altri luoghi ora vietati. Riavere e rivivere la nostra vita, che ci piace tanto.
Ai genitori va detto con fermezza che devono tenere i loro figli a casa, soprattutto adolescenti e giovani. A casa.
Ci si lamenta sempre di non avere abbastanza tempo, e adesso questo tempo “inutile” sembra un castigo.
Non c’è nessuna punizione divina. Non ha senso oggi, allo stato attuale delle cose, chiedersi chi sia il paziente zero, e parlare di pipistrelli e topi. È inutile chiudere le stalle quando i buoi sono scappati.
Possiamo però sanificarle queste stalle, e fermare la corsa dei buoi.
In Penisola abbiamo un grande esempio, il capitano Gennaro Arma, meritatamente insignito del titolo di commendatore. Noi genitori dobbiamo prendere esempio da lui, per attraccare le nostri navi in porto, con l’equipaggio e i passeggeri in salvo.
Gli scienziati ci hanno spiegato che il coronavirus è meno pericoloso del virus dell’influenza, ma è molto contagioso, e in assenza di vaccino mortalmente pericoloso per i soggetti a rischio: anziani, persone con difficoltà respiratorie o patologie pregresse, immunodepressi.
Utilizziamo il tempo “vuoto” per mettere a posto finalmente l’album di fotografie, per costruire un veliero, fare spazio nei cassetti, giocare a briscola con il nonno, imparare una lingua straniera. Anticipiamo le pulizie di Pasqua.
Restiamo a casa, atteniamoci alle regole. Non rischiamo di affollare gli ospedali, che non sono attrezzati per emergenze di vasta portata. Avremo così cura dei nostri anziani, degli ammalati, delle donne incinte e di quelli più spaventati.
L’ansia e lo stress abbassano le difese immunitarie. Circondiamoci di bellezza.
Quando tutto questo sarà finito indosseremo il nostro vestito più bello e ci ritroveremo tutti per una grande festa degli abbracci.
Uniti ce la facciamo. Uniti per il bene comune.

Valeria Esposito

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