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50 anni fa se ne andava il “principe della risata”: il nobile che si faceva chiamare Totò

Pubblicato il

Marcello Coppola Consulting

Il 15 aprile di quest’anno ricorre un importante anniversario: sono trascorsi, infatti, 50 anni dalla morte del grande Antonio de Curtis, meglio conosciuto come Totò, uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiani.

Antonio de Curtis è sicuramente noto come attore di cinema e teatro ma non dimentichiamo che era un artista completo, in quanto è stato anche drammaturgo, paroliere, cantante e poeta. Chi non conosce del resto la sua bellissima poesia A livella,  divenuta poi anche un modo di dire ( a mort è na’ livell) per affermare che in fondo la morte ci rende tutti uguali?

Durante tutti i suoi anni di carriera sono stati tanti i film interpretati, le commedie, le poesie e canzoni, tutto questo insieme al suo incredibile talento che lo ha reso famoso e conosciuto al grande pubblico. Totò  oltre ad una mimica originale e un’incredibile capacità di divertire il pubblico, possedeva una caratteristica particolare che è anche una grande dote per un artista: l’unicità. Era infatti una persona e un personaggio che non risultava mai uguale a qualcuno , neppure a se stesso perché riusciva a presentarsi al pubblico in maniera sempre nuova e  originale  pur restando sempre  fedele a se stesso.

La maggior parte delle persone conosce il grande attore napoletano come comico ma è importante precisare che nella sua carriera ha interpretato, con la medesima maestria, anche ruoli drammatici, il suo genere può considerarsi comunque la commedia ed è giusto sottolinearlo perché come diceva lo stesso Totò fare il comico non è scontato non è un cosa facile fare il comico, è la cosa più difficile che esiste, il drammatico è più facile,  il comico no, difatti nel mondo gli attori comici si contano sulla punta delle dita, mentre gli attori drammatici ce ne sono un’infinità. Molta gente sottovaluta il film comico ma è più difficile far ridere che far piangere.

Antonio de Curtis , come ben sappiamo, era soprannominato il principe della risata, un soprannome che gioca sulla sua straordinaria capacità di comico e sulle sue effettive origini nobiliari; l’attore napoletano, infatti, venne al mondo da una relazione clandestina tra sua madre e  il marchese Giuseppe de Curtis che inizialmente non lo riconobbe come figlio naturale. Va detto però che lui  non si è mai vantato di questi titoli, come sappiamo per lui la nobiltà non è un fatto di titoli ma di animo, del  resto non poche volte ha scherzato sui suoi titoli nobiliari, è celebre ad esempio una sua frase: tengo molto al mio titolo nobiliare perché è una cosa che appartiene soltanto a me , a pensarci bene il mio titolo nobiliare è totò, con l’altezza imperiale non ho fatto mai nemmeno un uovo al tegamino mentre con totò ci mangio dall’età di venti anni mi spiego? Indubbiamente si si è spiegato bene!

Toto era un signore ma non certo (e solo) perché era un principe. IL grande attore partenopeo, aveva anche ben compreso come le persone possono rivelarsi false ma se aveva giustamente qualche dubbio sulla bontà della razza umana su quella animale indubbiamente no, egli , infatti,  amava molto gli animali in particolare i cani perché come tutti gli amanti degli animali era convinto che loro sono meglio degli esseri umani mangio più volentieri con un cane che con un mio simile come commensale è meglio un animale fidato che un falso amico. Totò ha iniziato la sua carriera relativamente tardi ma ha recuperato ben presto il tempo perduto grazie a numerosi film di successo e anche molti spettacoli teatrali, un mondo quello del teatro che lui amava particolarmente , una passione che  seppur solo accennata era presente in lui già da bambino, da piccolo, infatti, seppur un po’ refrattario allo studio amava invece osservare e studiare le persone, in particolare quelle eccentriche, sicuramente questa sua abitudine denotava una certa attitudine per il teatro che fortunatamente per noi si è preoccupato di assecondare. Toto morì a Roma il 15 aprile 1967 e  a dispetto della sua indole umilissima, e del suo desiderio di avere un rito funerario semplice, ebbe addirittura  ben tre funerali, uno nella capitale dove morì, il secondo a Napoli quando la salma fu trasportata nel suo amato paese natale e il terzo, il giorno del trigesimo con la bara vuota, nel rione sanità, il quartiere di Napoli dove è nato e cresciuto. Sono passati cinquanta anni dalla sua morte ma come avviene con tutti i grandi personaggi la sua comicità e il suo ricordo rimarranno comunque per sempre nel cuore degli italiani.

 

Marialuigia Foggiano

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