Considero valore ogni forma di vita […]
considero valore tutte le ferite…tacere in
tempo… provare gratitudine senza ricordare di
che, scriveva Erri de Luca.
Ispirate dai suoi versi, proponiamo il nostro
personale elenco di ciò che consideriamo
valore nell’ambito della relazione medicopaziente.
Lo sviluppo della scienza medica ci
consente di vivere più a lungo di 50 anni fa e
di considerare l’influenza una noia annuale e
non una malattia mortale.
Tuttavia, la tecnologia medica si è imposta fra
medico e paziente creando inevitabilmente
distanza, portando progressivamente i medici
a focalizzare l’attenzione più sulla malattia che
sul malato.
In un momento storico di grandissima
evoluzione scientifica, sembra che la
medicina rischi di fallire proprio nel suo
compito primario: prendersi cura, alleviare
la sofferenza, restituire dignità umana a chi, a
causa della malattia, sente di non averne più.
Considero valore l’ascolto empatico, che non
è la capacità di comprendere l’altro, ma di
saperne indossare i panni.
Considero valore, pertanto, ammettere di
non avere soluzioni, di non sapere cosa fare
ma di voler stare, comunque, con il dolore
e la frustrazione del paziente. Considero
valore un sorriso, una stretta di mano,
guardarsi negli occhi mentre si
parla. Considero valore scrivere
bene, aiutare il paziente a capire
e rispondere, anche cento volte,
alle stesse domande. Considero
valore una parola di conforto.
Considero valore il silenzio: saper
tacere, quando poco c’è da dire, da
aggiungere, è la miglior forma di
rispetto per chi sente dolore.
Considero valore l’attesa e la
pazienza. Considero valore la
discrezione e il saper tenere la
giusta distanza.
Considero valore amare il proprio lavoro
e trasmettere questa passione attraverso la
competenza e la professionalità.
Considero valore saper rispettare il rifiuto e
la rabbia. Considero valore l’essere presenti
anche quando non è necessario. Considero
valore il saper fermare in tempo il paziente
da cure inutili e irrealisticamente miracolose.
Considero di inestimabile valore ogni medico
che prima di guardare dati, statistiche, risultati,
è ancora in grado di chiedere: “come stai?”
Nella relazione psicoterapeutica l’ingrediente
più importante è la relazione, il sottile legame
che si instaura tra psicologo e paziente, solo
quando ciò avviene può dirsi iniziato il
processo terapeutico e spesso ci vogliono mesi
affinché si concretizzi.
Questo ingrediente speciale che chiamiamo
relazione è fondamentale che si instauri anche
con il medico.
Solo quando la medicina moderna comincerà
a prendersi cura della persona nella sua
interezza e non di parti di esso o della malattia
come se fosse qualcosa di avulso, è solo allora
che il progresso potrà veramente dirsi tale.
Dott.ssa Margherita Di Maio,psicologa ad
approccio umanistico e bioenergetico.
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Dott.ssa Anna Romano, psicologapsicoterapeuta
dell’età evolutiva.
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