mercoledì, Luglio 9, 2025
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Le sfide del priore Michele Gargiulo

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Marcello Coppola Consulting

È una specie di legge di gravità emotiva, quella del senso di appartenenza. E così, con la sensazione di essere tornata là dove affondano le radici del mio “esserci”, che vi racconto la sera del 4 febbraio nella basilica di San Michele a Piano, quando il nuovo governo dell’Arciconfraternita Morte e Orazione ha prestato giuramento. Sette i nomi scelti tra quelli di circa trecento confratelli che si sono recati alle urne. Michele Gargiulo viene riconfermato priore. Già dal 2004 è il più votato. In quella prima occasione, però, preferisce che la carica venga assunta da Gianfranco Savarese, per il rispetto di un confratello stimatissimo e per la salvaguardia di continuità in una fase di transizione. Poi arriva l’elezione del 2010 e Michele assume la guida del sodalizio. Il primo ottobre 2017 si vota di nuovo. Domenica scorsa c’è stato il giuramento per i sette che, su proposta del primo degli eletti, hanno assunto le nuove cariche. Il criterio seguito è stato, come di prassi, numerico, basato sulle preferenze raccolte. Presenti alla cerimonia anche molti priori e confratelli degli altri sodalizi della Penisola sorrentina, da Seiano a Sorrento. Nel corso della solenne cerimonia, il priore ha tenuto un discorso circa la “straordinaria opportunità di servizio” che gli è stata concessa con il rinnovo della carica. Le sue parole si sono ispirate alla poesia scritta da Eduardo De Filippo per Isabella Quarantotti: “Sto ccà”. Sto ccà, Isabè, sto ccà… ch’è, nun me vide? Già, nun me può vedé… ma stongo ccà. Perché, come ha ricordato Michele Gargiulo, “prima di fare e di disporre, bisogna esserci”. E da qui, un appassionato monologo sull’impegno di esserci, anche oltre la Quaresima e le processioni. Il priore lancia, così, una sfida: la realizzazione di un centro d’ascolto per la famiglia: un luogo di dialogo, confronto e sostegno a padri, madri e figli, per aiutarli a vivere la dimensione dell’essere famiglia. Poi, seguendo i versi di Eduardo, Sto mmiez’ ‘e libre, mmiez’ ‘e ccarte antiche, pe’ dint’ ‘e tteratore d’ ‘o cummò, Gargiulo parla della storia dell’arciconfraternita, il codice per interpretare “chi siamo, il nostro dna”. E in questo codice c’è il diritto di patronato: un tempo, i fedeli venivano chiamati alle urne e potevano esprimere la loro preferenza tra una terna di sacerdoti presentati dal vescovo. Questo antico privilegio era riconosciuto a sette parrocchie della Penisola Sorrentina: Meta (Santa Maria del Lauro), Piano di Sorrento (San Michele, Trinità, Mortora), Sant’Agnello (SS. Prisco e Agnello e Trasaella), Casarlano. Per Michele Gargiulo si deve tornare all’elezione del parroco, superando la prassi, seguita dal vescovo dell’arcidiocesi Sorrento/Castellammare di Stabia, Francesco Alfano, di nominare amministratori parrocchiali. Il discorso, poi, si sposta sulle confraternite e sul ruolo che queste devono svolgere, non soltanto per l’organizzazione dei riti e delle processioni della Settimana Santa. I sodalizi devono incidere profondamente nel tessuto sociale della comunità, prestando soccorso a chi ha bisogno e promuovendo i valori ereditati dai padri, pietà e solidarietà. È per questo motivo che Michele Gargiulo sottolinea come, in deroga al cerimoniale, sull’altare sono presenti gli altri priori delle confraternite di Piano: “C’è un patto spirituale che ci lega per la crescita del nostro Paese”. Segue, poi, un passaggio di gratitudine al padre spirituale, don Pasquale Irolla, definito “bussola e sestante” per marinai costretti spesso ad attraversare le tempeste della vita e dei tempi, e per i sacerdoti Emmanuel Miccio e Salvatore Iaccarino, figli della comunità parrocchiale di San Michele Arcangelo. Infine, il priore, dopo un pensiero rivolto ai confratelli defunti, assume l’impegno ad esserci. “Ci sarò per questa parrocchia e per la comunità di Marina di Cassano – conclude Michele Gargiulo -. È stato un onore essere il priore della nostra amata arciconfraternita e, con la vostra benedizione, lo sarà ancora una volta”.

 

 

La curiosità. Come avviene l’elezione

I nomi dei sette membri del governo

Ogni cinque anni è previsto il rinnovo delle cariche del governo dell’Arciconfraternita, composto da sette membri. La Curia indice le elezioni – in questa occasione si sono svolte il primo ottobre del 2017 – e i confratelli, che sono circa trecento, si recano alle urne. Non ci sono liste e ciascuno è eleggibile. La Curia, poi, ratifica il risultato delle elezioni. Il quorum dei votanti è altissimo e si attesta intorno al 90%. Questa procedura è rimasta inalterata nei secoli. I primi sette eletti entrano a far parte del governo del sodalizio. Colui che ha avuto il maggior numero di preferenze convoca gli eletti e propone le cariche, che generalmente seguono un criterio numerico. Attualmente, il vice priore è Tony Guarracino, il tesoriere Luigi Izzo, il segretario Aniello Russo e gli assistenti Fabrizio D’Esposito, Giuseppe Stiffa e Antonio Irolla.

La foto in evidenza è di Luigi Irolla

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