Sei bella/bello da impazzire! E’ una frase che abbiamo pronunciato tutti e anche più volte senza sapere, forse, che la bellezza, quella vera, può avere realmente un effetto dirompente tanto da farci perdere il controllo. Definita sindrome di Stendhal (o di Firenze): di fronte ad opere d’arte cariche di significati simbolici, ambivalenti, sensuali e perturbanti, che possono andare a toccare aspetti dell’inconscio inesplorati o rimossi, possiamo vivere un’esperienza che provoca sofferenza psichica. Sembra che Michelangelo, il Buonarroti (1475-1564) ed il Caravaggio (1571-1610) siano i più gettonati nel provocare svenimenti o altre attivazioni psicosomatiche. Il nome si deve all’esperienza vissuta dallo scrittore francese Stendhal (1783-1842) che ebbe una forte reazione fisica dovuta all’attivazione emotiva, durante la visita alla Basilica Santa Croce a Firenze tanto da costringerlo ad interrompere la visita. Stendhal scrive: “Ero già in una sorta di estasi, per l’idea di essere a Firenze, e la vicinanza dei grandi uomini di cui avevo visto le tombe. Ero arrivato a quel punto di emozione dove si incontrano le sensazioni celestiali date dalle belle arti e i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, avevo una pulsazione di cuore, quelli che a Berlino chiamano nervi: la vita in me era esaurita, camminavo col timore di cadere… Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti e dai sentimenti appassionati”.
Ciò che accade in termini psicologici è sintetizzabile con il termine identificazione: identificazione con l’artista (il fruitore, cioè, assume il punto di vista dell’artista e vive di riflesso l’emozione della creazione) e/o identificazione con l’opera (o con il personaggio che l’opera rappresenta). L’opera d’arte è un importante mezzo di comunicazione di contenuti inconsci: attraverso dipinti e sculture, infatti, si trasmettono i propri conflitti interiori, i propri traumi, le emozioni, gli istinti sessuali e gli impulsi repressi. Chi soffre di questa sindrome non gode dell’esperienza artistica ma ne viene soggiogato. Ben diverso è il vissuto di chi trova nell’arte ristoro, passione, bellezza, cura. Un’opera d’arte creativa sottende un’armonia di fondo che rispecchia quella presente in chi l’ha realizzata, restituisce armonia poiché stimola le risorse insite in ogni essere vivente. L’arte, rende più consapevoli le persone delle proprie risorse espressive, stimola la curiosità sui fenomeni piccoli e grandi che si verificano nel mondo esterno ed interno. Riscoprire la capacità di dar vita, attraverso l’atto creativo, a processi inconsci consente una via d’accesso privilegiata ai nuclei vitalizzati contrastando così quelli mortiferi.
Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico.
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Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043