venerdì, Maggio 2, 2025
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Intelligenza emotiva. Dare spazio alle emozioni per favorirla

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Marcello Coppola Consulting

 

Intelligenza: lo strumento che migliora la capacità umana di adattamento all’ambiente. Quando usiamo questo termine il pensiero va immediatamente alle capacità cognitive della persona, come se fosse possibile scinderle dalle componenti affettive. Esiste invece un aspetto dell’intelligenza che concerne la capacità dell’individuo di riconoscere, comprendere e saper gestire consapevolmente le proprie e altrui emozioni. D. Goleman si è interessato molto a questo tema ed ha indicato sei caratteristiche che connotano coloro che si servono di tale competenza: la consapevolezza di sé ed il riconoscimento dei propri pensieri ed emozioni; la capacità di utilizzare i propri sentimenti; il riconoscimento delle motivazioni che sono alla base delle proprie azioni; l’essere empatici rispetto ai sentimenti altrui; spiccate abilità sul piano della socializzazione; capacità decisionale. Questa forma di intelligenza non è innata. Lo mette in evidenza attraverso i suoi studi lo psicologo americano J. Gottman, dai quali emerge anche che i bambini più sereni ed equilibrati sono quelli con l’intelligenza emotiva più sviluppata; conseguono migliori risultati scolastici e stabiliscono più positive relazioni con i coetanei. Lo ribadiamo: l’apprendimento è inevitabilmente connesso alle emozioni ed alle relazioni, dunque, crescita cognitiva ed affettiva sono strettamente interconnesse nello sviluppo della persona. In questo senso, una fondamentale funzione genitoriale è quella di aiutare i propri figli nello sviluppo di competenze affettivo-relazionali e il canale principale per perseverare tale scopo è l’empatia: mettersi nei panni del proprio figlio per capire cosa può aver generato una determinata emozione, specie quelle negative che meritano la nostra attenzione per poter essere comprese in primis dal bambino. Come può imparare a capire quello che sente se non sentendoselo dire dai genitori? Dare un nome a ciò che si prova ha un importante valore contenitivo, ci consente di  trasformare qualcosa di amorfo in un’esperienza di vita quotidiana che ci accomuna agli altri. Come può imparare a gestire un po’ per volta da solo le proprie emozioni se non costruendo insieme al genitore possibili soluzioni? Certo è più veloce dispensare consigli sminuendo il problema piuttosto che mettersi all’altezza del bambino, immedesimarsi in lui e stimolare le sue idee rispetto a cosa si potrebbe fare per rimediare, favorendo in questo modo lo sviluppo di un’autonomia personale. La fretta della vita quotidiana e talvolta la difficoltà a tollerare le emozioni negative dei propri figli ci fanno correre il rischio di minimizzarle o sottovalutarle facendo sentire il bambino incompreso, perdendo l’occasione di trasformare un momento difficile in un’opportunità di crescita.

Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa ad approccio umanistico e bioenergetico

Per info 331 7669068

 

Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043

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