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Il migrante | I bambini a scuola e le angosce ai tempi del Coronavirus

Pubblicato il

Marcello Coppola Consulting

Rubrica a cura di Salvatore Foggiano
Cari lettori,
questo mese di febbraio, per quanto mi riguarda, è scivolato via tra diverse difficoltà di salute, con la mia pressione che ha fatto le bizze. Comunque qui, come dappertutto, si è festeggiato il Carnevale e ho scoperto che Frascati è il comune che organizza un Carnevale che dura diversi giorni e viene definito una delle più importanti attrazioni del Lazio. Non so, mi sembra un po’ esagerato ma come dicono qui “famose a fidà”.
Febbraio, però, ci ha portato questa paura del Coronavirus ed io ho scoperto che a scuola i miei alunni erano spaventati da questa malattia; infatti, durante una lezione di Scienze, una bambina ha improvvisamente tirato fuori l’argomento dicendo di essere angosciata, seguita dalla compagna che sognava che morivano tutti, mentre un altro ancora mi diceva che seguiva tutti i telegiornali con il papà. (qui avrei da ridire ma lascio perdere). A quel punto ho capito che dovevo affrontare l’argomento e ho spiegato cosa stava accadendo e che non bisognava avere paura, però poi, mi sono reso conto che la colpa è di noi adulti che abbiamo assunto questi atteggiamenti assurdi nella gran parte dei casi e vi racconto due episodi che mi hanno dato il polso della situazione qui dove sto io.
Quando lunedì sono rientrato a scuola, una collega mi ha detto che erano due giorni che a Marino e ad Albano ai supermercati gli scaffali erano tutti vuoti, zero, neanche una busta di latte ed io ho potuto constatare di persona quando martedì mi sono recato con mia madre a fare la spesa e ho trovato i dipendenti che sistemavano velocemente le merci, allora con l’addetta alla vendita del pane che conosco ho detto: “Vi hanno veramente preso d’assalto?”. E lei: “Terribile, se venivi ieri non trovavi niente”. E ad oggi quando vado a fare la spesa continuo a fare file chilometriche sia ai vari banconi, sia alla cassa. La scena più assurda in tutta questa situazione, però, mi è stata raccontata dalla barista ieri mattina; mi dice: “Sai che ieri al supermercato è scoppiato il caos perché davanti al bancone della gastronomia c’erano due signore e all’improvviso una delle due ha tossito, scatenando le ire dell’altra che le gridava che con quella tosse portava infezioni, che era irresponsabile ad uscire di casa, che doveva andare in ospedale direttamente, recandosi poi dal direttore per urlargli che non dovevano permettere a certa gente infetta di entrare. Naturalmente la signora con la tosse ha reagito e poco ci è mancato che non si tirassero i capelli da testa”. Io ridevo mentre mi raccontava questo fatto e pur rendendomi conto della gravità della cosa, ho pensato “che peccato non essere stato presente”.
Vabbè pensiamo alle cose belle che ci circondano che è meglio, io vi saluto e vi aspetto il mese prossimo.

Salvatore Foggiano

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