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“Pinocchio, rileggerlo in età adulta è un’esperienza che consiglio a tutti”

Pubblicato il

Marcello Coppola Consulting

Le “Avventure di Pinocchio” è un classico “sempreverde” della letteratura italiana. L’autore, Carlo Lorenzini, ha creato un personaggio a cui tutti siamo affezionati. Rileggerlo in età adulta è sicuramente un’esperienza che consiglio di fare a chiunque, perché solo in questo modo possiamo comprenderlo appieno.

A mio avviso, le avventure di Pinocchio non è (come si potrebbe erroneamente pensare) solo un libro per ragazzi. Anzi, per i contenuti., è più adatto ai grandi che ai piccolini, anche se – questi ultimi – rimangono sempre i primi destinatari sia per il valore educativo del testo, sia per il famosissimo incipit “c’era una volta…- un re! Diranno subito i miei piccoli lettori- no, ragazzi avete sbagliato . C’era una volta un pezzo di legno”.

Chi di noi, del resto, non si è mai sentito dire di obbedire ai genitori e di andare a scuola perché altrimenti avremmo fatto la fine di Pinocchio? Oppure ancora che non bisogna dire bugie altrimenti ci sarebbe cresciuto un naso lungo come quello del famoso burattino? È indubbiamente un testo carico di significato, e, come dicevo, sono tante le interpretazioni e tanti gli spunti di riflessione. Già dalle prime pagine, l’autore ci ricorda quanto sia importante non buttare il cibo o l’importanza di studiare per i bambini. Ma, andando avanti nella lettura , possiamo scorgere elementi e tematiche altrettanto importanti. La storia di Pinocchio è una storia di nascita, formazione e rinascita, il tenero burattino infatti nasce da un pezzo di legno. Non da legname di lusso bensì da un pezzo di catasta come si legge nel testo, uno di quei pezzi che si usa per il fuoco, un pezzo di legno che grazie a mastro Geppetto diventerà prima un burattino e poi un bambino in carne ed ossa. Io in questo ho scorto anche il tema dell’abbandono, Pinocchio, infatti, sarà abbandonato da Mastro Ciliegia che non capisce il valore di quel legname.

I personaggi del libro conoscono la povertà e la fame, la fame di chi non sa come fare per mettere un tozzo di pane sotto i denti, molto suggestiva ad esempio l’immagine della pentola sul fuoco che purtroppo è solo disegnata perché le finanze di Geppetto non gli permettono di avere né la pentola né il fuoco. A tal proposito mi ha fatto sorridere, ma allo stesso tempo mi è rimasta impressa, la frase “ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre , Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi e tutti i se la passavano bene. Il più piccolo di loro chiedeva l’elemosina”. Prima di diventare finalmente un bambino vero Pinocchio affronterà mille disavventure, si ripromette continuamente di comportarsi per bene e fare il suo dovere ma purtroppo finirà sempre per cedere alle tentazioni. Si fiderà, alle volte delle persone sbagliate e ingenuamente crederà spesso a quello che gli fa comodo credere.

Molto significativa ad esempio la metafora del campo dei miracoli che serve a spiegare la pericolosità dei guadagni facili ma allo stesso tempo quanto possiamo essere vulnerabili e facili prede di abili sfruttatori disonesti. In questo viaggio lo accompagneranno due personaggi molto importanti la fata turchina e il grillo parlante. La figura della fata turchina è affascinante perché è una figura materna per Pinocchio, ma a mio avviso ha una connotazione divina perché in effetti rappresenta per tutto il romanzo una sorta di guida, colei che, pur suggerendogli la giusta via, non lo ostacola mai, lasciandolo libero di scegliere tra il bene e il male. E’ un personaggio che patisce con lui quando sbaglia e si rallegra quando si comporta bene, senza però mai interferire con la sua vita, senza mai scegliere al posto suo. Altro personaggio interessante è il grillo parlante che rappresenta quella vocina interiore con la quale tutti noi dobbiamo fare i conti. Il grillo consiglierà di volta in volta a Pinocchio qual è la strada giusta da percorrere o chi sono le persone delle quali è bene non fidarsi ma lui niente, ostinato come un mulo, ignorerà sempre il grillo, si penserà alle volte anche più furbo, finendo però sempre per rimpiangere le sue raccomandazioni.

A tal proposito, ho trovato significativo un dialogo tra i due durante il quale il burattino, irritato dalle raccomandazioni della sua coscienza, uccide il grillo parlante con un martello ma il grillo continuerà anche dopo a parlargli. Questa descrizione vuole ricordarci come appunto la coscienza non si può eliminare; possiamo al massimo ignorarla, ma non possiamo certo negare la sua esistenza. Personalmente, tra le pagine di questo “classico”, ho scorto anche il tema della diversità e di conseguenza l’integrazione perché non dimentichiamo che Pinocchio viene creato dalle mani di Geppetto ma non è un bambino come gli altri (questo “status” dovrà conquistarselo) nonostante sia perfettamente inserito a scuola laddove ci sono tutti bambini in carne ed ossa che quasi non fanno caso a lui. E’ molto bella però l’immagine di Pinocchio felicissimo quando, nel seguire mangiafuoco, incontrerà i suoi simili, Arlecchino e tutti gli altri burattini che non appena lo vedono gli fanno una gran festa. Le avventure di Pinocchio è un classico da leggere rileggere perché ogni volta vi sorprenderà, è un testo in cui ogni affermazione ed ogni battuta ha un preciso significato. L’attenzione al linguaggio da parte dell’autore è un altro elemento che mi ha piacevolmente sorpreso, lo stile è semplice e chiaro con un linguaggio adatto ai più piccoli e scritto inoltre con una simpaticissima cadenza Toscana.

Le avventure di Pinocchio è un testo, tra l’altro, ricco di figure animali, e tutti quelli presenti nel testo (esclusi il gatto e la volpe) sono molto buoni, saggi e nettamente superiori agli esseri umani. Il lieto fine del testo è quello che conosciamo tutti, rappresenta il cambiamento e la rinascita a una nuova vita da parte di Pinocchio che finalmente è diventato una persona migliore grazie anche a tutti gli errori commessi “quando era solo un

NOTIZIE SULL’AUTORE
Carlo Lorenzini meglio conosciuto come Carlo collodi nacque a Firenze nel 1826, lo pseudonimo con il quale poi è diventato famoso è invece il nome del paese natale della madre. La sua opera più famosa “ le avventure di Pinocchio” appunto usci il sette luglio del 1881 sul “giornale per bambini” e venne poi pubblicato in volume nel 1883.

LE AVVENTURE DI PINOCCHIO, DI CARLO COLLODI
EDITORE: (della versione qui presa in esame ) crescere edizioni
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1883 l’edizione qui presa in esame è datata 2012
GENERE: LETTERATURA PER RAGAZZI.

Marialuigia Foggiano

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