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L’assessora e la vicenda dell’abuso (vero o presunto) di via Rivolo che imbarazza l’amministrazione

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Marcello Coppola Consulting

“La moglie di Cesare non deve destare sospetto”. Si racconta che Gaio Giulio Cesare non abbia esitato a chiedere il divorzio dalla moglie Pompea Silla di fronte al sospetto di un suo tradimento  con Publio Clodio. Davanti ai giudici Cesare esprime la convinzione dell’innocenza della moglie ma, quando questi gli chiedono perché allora ne abbia chiesto il divorzio, risponde con quella frase che è rimasta famosa: “La moglie di Cesare non deve destare sospetto”. Due millenni e più sono trascorsi da allora, ma rimane di tutta evidenza come nella gestione della cosa pubblica sia richiesta la massima trasparenza perché, “se la moglie di Cesare non deve destare sospetto, figuriamoci Cesare”!

Ma la simpatica vicenda di Cesare e Pompea sembra essere passata invano mentre ancora una volta  l’Amministrazione Comunale di Meta sale alla ribalta della cronaca per una querelle dai contorni non proprio trasparenti.

Ricapitoliamo brevemente i fatti. Nel marzo 2014 il tecnico comunale esegue un controllo edilizio sul fondo di via Rivolo n. 34  di proprietà della sig.ra Balzano Biancamaria e contesta la realizzazione di un manufatto  composto da due corpi di fabbrica, per complessivi mq 36 circa, che ricade in zona “6” del P.U.T.  ed in zona “B” del P.R.G., ove è vietata ogni residua edificazione. Il manufatto – per il tecnico – risulterebbe realizzato qualche anno prima, in assenza delle relative autorizzazioni e in prossimità del costone tufaceo, a strapiombo sul vallone, per cui ci sarebbe da temere anche per l’incolumità degli occupanti.

A questo punto sembra inevitabile l’adozione degli ulteriori provvedimenti e infatti,  il 30 aprile 2014, trascorso poco più di un mese, l’ing. Paola de Maio, Responsabile dell’Area 3 dell’ufficio Urbanistica, emana l’ord. n. 29 di “Ripristino dello stato dei luoghi” con l’avvertimento che “in caso di inottemperanza si procederà ai sensi dell’art. 31 del D.P.R. 380/01, provvedendo all’acquisizione gratuita al Patrimonio Comunale: 1) delle opere abusivamente realizzate; 2) della relativa area di sedime[…]”. E dopo appena due giorni, il 2 maggio 2014 è la volta del sindaco, dott. Paolo Trapani, che emana l’ord. n. 30  con la quale ordina alla sig.ra Bianca Maria Balzano, in qualità di proprietaria, lo sgombero ad horas”. Nell’ordinanza si evidenzia “lo stato di pericolo per le condizioni di instabilità statica […]e la circostanza che l’immobile sarebbe stato realizzato, in parte, su suolo in proprietà comunale, foglio n. 03, particella n° 1029”.

Lasciamo un attimo da parte l’abuso edilizio (vero o presunto) e veniamo alle vicende politiche locali. Il 25.05.2014 si svolgono le elezioni amministrative e l’avv. Biancamaria Balzano, direttamente chiamata in causa dalle due ordinanze, risulta eletta  nella lista “Patto per Meta”, capeggiata dal  sindaco rag. Giuseppe Tito, che ha per orizzonte un’amministrazione “competente e trasparente” del paese. E l’avv. Balzano, nella primavera di quest’anno, sarà nominata assessora con la delega alla Cultura – Pari opportunità – Contenzioso – Servizi Demografici – Comunicazione.

È  proprio l’avv. Susanna Barba, revocata perché non più in sintonia col resto dell’amministrazione, a rivolgersi al Prefetto e al Difensore civico regionale per riportare una donna in Giunta, come prescrive la legge.

L’armonia a questo punto sembra regnare sovrana in Consiglio Comunale, ma è una calma apparente. Infatti, sorge quasi subito qualche perplessità in ordine a una presunta incompatibilità, perplessità che il sindaco Tito tronca sul nascere dichiarando:

«In Consiglio comunale nessuno ha mai eccepito l’incompatibilità della Balzano. Se non era incompatibile con la carica di consigliere due anni fa, quando la nuova amministrazione si è insediata, non vedo perché debba esserlo ora con quella di assessore. Biancamaria resterà al suo posto e darà un importante contributo ai progetti che questa Giunta intende realizzare».

Ma come fare con quelle due ordinanze (la n. 29/2014 e la n. 30/2014) che pendono come una spada di Damocle? Il 14/11/2014 a proporre ricorso al T.A.R. è la madre dell’assessore Balzano che nel frattempo ha  ricevuto in donazione, con regolare atto notarile stipulato l’11 settembre 2014, il terreno di via Rivolo (F. 3 Particella n. 741 per are 1 e ca. 28), evidentemente con tutti i connessi diritti, accessori e pertinenze comprese.

E il Comune, a sua volta, si costituisce in giudizio davanti al T.A.R. nominando gli avv.ti Prisco e Siniscalchi, giusta la  delibera di G.M. n. 284 del 28/11/2014.

L’immobile, per la ricorrente, non sarebbe “abusivo” perché realizzato almeno trent’anni prima (in data anteriore alla legge ponte), cosa che risulterebbe incontestabilmente dai rilievi dell’aeronautica militare! Un clamoroso abbaglio, dunque, degli uffici comunali? E la supposta “invasione” del suolo comunale? Anche qui un errore dei tecnici comunali?

Dulcis in fundo, sulla vicenda interviene l’avv. Susanna Barba, consigliere comunale eletta nella lista di Tito, ma passata all’opposizione: «Rilevandosi e contestandosi l’esistenza di un conflitto d’interesse in capo all’assessore Balzano per quanto concerne la delega al contenzioso, non ritiene la stessa di dover rinunciare a tale delega o il sindaco di revocarla a garanzia dell’imparzialità della Pubblica Amministrazione?»

Richiesta, questa, che ci sembra più che fondata vista la complessità e delicatezza della faccenda, ma che finora non è stata presa in seria considerazione.

 

Lauro Gargiulo

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