giovedì, Marzo 28, 2024
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LA POSTA DELLA PSICOLOGA. CIBO e CORPO, UNA RELAZIONE DIFFICILE. COME IMPARARE A MANGIARE MEGLIO E AD AMARSI DI PIù

Pubblicato il

Marcello Coppola Consulting

In queste settimane estive la rubrica Psico News cambia forma: capita piuttosto spesso che ci vengano richiesti suggerimenti o consigli relativamente a tematiche specifiche, al di fuori dello  spazio consulenziale. Alcune di queste domande toccano argomenti di interesse ad ampio raggio, così abbiamo pensato di rispondere ad esse. Potete porcele scrivendoci in privato alla pagina Facebook dello studio (Studio Psicologico Romano-Di Maio) oppure ai numeri sotto indicati. Continueremo a rispondere da settembre, dopo una ricaricante pausa estiva.

Buona lettura e buone vacanze!

 

Ho un pessimo rapporto con il cibo e con il mio corpo in sovrappeso. Ho intrapreso diversi percorsi di rieducazione alimentare tutti falliti per lo stesso motivo: la sera, dopo aver cenato regolarmente, non riesco a resistere al desiderio di mangiare, in particolare cose dolci. La mia mente me lo ordina ed io non riesco a sottrarmi. Cosa posso fare per imparare ad avere maggiore controllo su di me?

Cara lettrice, il primo passo per affrontare un “nemico” è capire contro chi dobbiamo combattere. Da una serie di cose che scrive, possiamo ipotizzare che si tratti di attacchi di fame emotiva più che fisiologica. Scrive infatti di una vera e propria perdita del controllo, di una richiesta di cibo che parte dalla testa più che dallo stomaco, attivandosi anche dopo aver regolarmente cenato, come lei stessa nota, e che la spinge a ricercare principalmente alimenti dolci che, come si sa, possono diventare una vera e propria coccola dopo una giornata lavorativa pesante o in un momento di solitudine. D’altra parte, se ha deciso di scrivere proprio a noi, è perché ha lei stessa colto che il suo rapporto con il cibo va oltre il semplice fatto di nutrirsi: alimentazione ed emozioni si intersecano a trama più o meno stretta a seconda dei percorsi di vita di ciascuno. Innanzitutto ci sentiamo di rasserenarla facendole presente che non è la sola, la maggior parte degli esseri umani fa almeno una volta esperienza di una scorpacciata di gelato o cioccolato in seguito ad una delusione, un dispiacere, per “tapparsi la bocca quando si sputerebbe veleno” o anche per festeggiare l’ultimo esame universitario della sessione estiva! Perché il cibo ben si presta a far fronte agli stati d’animo? Intanto perché mangiare  dona effettivamente uno stato di benessere che, quando però perdiamo il controllo, si tramuta in senso di colpa. Poi, perché è molto spesso un insegnamento radicato nella nostra esperienza. Come viene calmato un neonato? Cosa si offre spesso ai bambini per consolarli? Che sia il latte materno, o il ciuccio, o dolciumi di vario tipo, il masticare e ingoiare rischiano di diventare la strategia preferenziale per calmarsi, se non sostituite o quanto meno accompagnate da altre modalità di contenimento delle emozioni. La fame emotiva in molti casi serve proprio a questo: autoconsolarsi rispetto alle emozioni provate o “anestetizzare” quelle che proprio non vogliamo sentire. Quello che stiamo scrivendo fa al caso suo? Ci si riconosce? Non può esserci cambiamento senza consapevolezza, e per accrescerla è necessario avere il tempo di riflettere, di fermarsi nel qui ed ora di come stiamo e di cosa proviamo, anziché avanzare repentinamente verso il frigo o la dispensa. Le indichiamo due parole chiave per muovere qualche passo nella direzione di “riuscire a stare”. Sostituire. E’ difficile eliminare qualcosa di altamente consolatorio ma è più semplice sostituirlo con qualcos’altro: prepararsi e sorseggiare una tisana ad esempio, mettersi a fare un puzzle o un cruciverba per i più cervellotici, dipingere o dare una sistemata ai contenuti dell’armadio, uscire a fare una corsetta o telefonare ad un’amica. Ciascuno ha le sue preferenze: stili una lista delle sue e si riprometta di fare una di queste cose quando la assale la voglia di quel gelato al triplo cioccolato che ha in frigo! Certamente i nutrizionisti che ha consultato le avranno già suggerito di non avere troppo a portata di mano cose golose. Seconda parola chiave: temporeggiare. Impegnarsi anche solo per poco tempo in una di queste attività le darà modo di guadagnare tempo, spesso fa “sfumare” l’impulsività, concedendole così la possibilità di soffermarsi su se stessa, magari provando a scrivere le sensazioni e i pensieri del momento. La scrittura aiuta tanto nell’autoconsapevolezza, così come le tecniche di rilassamento costituiscono un vero e proprio alleato per imparare a stare nel presente. Tuttavia, chi è del tutto nuovo a questo tipo di esperienze può fare fatica a procedere da solo e a capire cosa gli accade. Nelle nostre collaborazioni con nutrizionisti, abbiamo toccato con mano quanto spesso sia effettivamente risolutivo delle problematiche nel rapporto con il cibo adottare un duplice approccio, lavorare in sinergia sul corpo e sulla mente. Se sente che è troppo difficile “disinnescare” da sola questa abitudine consolidata, che le crea disagio e senso di colpa, fare un percorso psicologico mirato può costituire una strada per affrontare il problema in modo più specifico e strutturato.

Leggi tutti i nostri articoli, gli eventi, le iniziative e gli approfondimenti quotidiani sulla pagina facebook Studio Psicologico Romano-Di Maio.

Dott.ssa Margherita Di Maio, psicologa-psicoterapeuta ad approccio umanistico e bioenergetico. Per info 331 7669068

Dott.ssa Anna Romano, psicologa-psicoterapeuta dell’età evolutiva. Per info 349 6538043

 

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