venerdì, Marzo 29, 2024
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Il bullismo vissuto da una “mamma speciale”

Pubblicato il

Marcello Coppola Consulting

Il nostro orecchio si sta abituando ,sempre più spesso ad ascoltare e a leggere del fenomeno del bullismo. E’ diventato un fenomeno talmente diffuso che viene studiato anche sui libri di scuola .
Le definizioni di bullismo si possono trovare facilmente su internet al di là di episodi di cronaca e facendo una semplice e veloce ricerca subito la troveremo :
“Per bullismo si intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima.
Secondo le definizioni date dagli studiosi del fenomeno , uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto deliberatamente da uno o più compagni.

Addirittura si distingue tra “ bullismo diretto (che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale) e bullismo indiretto (che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia). Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso Internet (posta elettronica, social network, chat, blog, forum), o attraverso il telefono cellulare si parla di cyberbullismo.”

Da mamma mi sono sempre chiesta perché un ragazzo arrivi a comportarsi in tal modo, perché noi genitori il più delle volte sminuiamo queste azioni e perché come società tutta non ci fermiamo , prendendoci le nostre responsabilità di assenza ,di vuoto emotivo ,di esempi di competitività in cui solo il più forte è il migliore. Mi sono chiesta perché non riusciamo più ad essere vere guide che mettano i valori e il rispetto del prossimo in primo piano.
Avendo un figlio adolescente con autismo ad alto funzionamento la parola bullismo mi terrorizza. Chi è portatore di una disabilità non ha la capacità di difendersi L’autismo ad alto funzionamento , per fortuna, permette che un ragazzo sia autonomo e parli , agli occhi di molti quindi questa disabilità non è tangibile .Essa però comporta una sensibilità emotiva elevata che provoca ansie e rabbia ,e in molti casi si può giungere anche a forme di depressione. La difficoltà di rapportarsi agli altri in un contesto sociale diventa per cui terreno fertile nel subire atti di bullismo. Un ragazzo autistico spaventato va in crisi , il suo cervello si blocca e il rischio di autocolpevolizzarsi è forte. Lo stesso isolamento che questi ragazzi devono subire è una forma di bullismo indiretta troppo sottovalutata. E allora io mi chiedo in tutto questo noi adulti dove siamo? E’ possibile che nonostante questo fenomeno sia così grave e accentuato , tanto da verificarsi non più , solo ,tra ragazzi ma anche nei confronti di adulti, la sociètà tutta non trovi soluzioni più concrete. A volte ho l’impressine e più se ne parli , più si diventi assuefatti . Vedere tutto attraverso i social e gli schermi non ci permette realmente di entrare in empatia con la gravità di questo fenomeno. A mio parere i convegni e le pagine di libri fatte studiare in classe per seguire i programma restano fine a se stessi. Noi tutti stiamo perdendo quel senso di comunità che ci permette con un sano confronto di aiutarci e sostenerci. L’ individualismo è il primo esempio che trasmettiamo ai nostri figli e troppo spesso non riusciamo a portare avanti nessun dialogo, stanchi e annoianti concediamo troppo e risolviamo la questione con una punizione (se c’e). Permettiamo ai nostri figli di sentirsi adulti già dalle elementari , dando loro tutto quello che chiedono senza fargli capire che non gli è tutto dovuto. Per noi genitori è più semplice che escano e stiano con gli amici in una pizzeria perché è impegnativo cercare di trasmettergli dei valori, è impegnativo capire i loro comportamenti , scontrarsi con la loro rabbia e consolarli nel momento di una delusione. E’ troppo impegnativo permettergli di sbagliare , guardarli negli occhi e concedergli di perdonarsi da soli ,ammettendo quell’errore.
Ecco perchè da mamma di un ragazzo con autismo ad alto funzionamento sono terrorizzata , perché in tutta questa confusione come mi sarà permesso di difendere mio figlio ?come avrò la forza di digli che la sua solitudine non è sua responsabilità ? come potrò alleviare questo peso che si porta dentro che lo sconvolge e lo consuma , rendendo i suoi stupendi occhi sempre tristi ?
Colomba Belforte

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