venerdì, Marzo 29, 2024
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Adele Balestrieri, una vita per la danza

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Marcello Coppola Consulting

Chi pensa che sacrificio e sorriso, sudore e leggerezza, dolore e passione siano inconciliabili non conosce Adele Balestrieri. Da quasi trent’anni, la sua Ecole de Danse è punto di riferimento imprescindibile per tutti coloro che amano la danza a Vico Equense. Lei, la danza la ha nel sangue. È quasi una caratteristica genetica. Non rinunciò alla “vocazione” quando la sua insegnante, Gena Pinto, chiuse la succursale vicana della sua scuola. E così, a dodici anni, dopo la scuola, saliva sul treno che la portava a Torre Annunziata. Ogni giorno, dal lunedì al sabato. Si nutriva di tramezzini e sogni, salvo poi l’assalto alla tavola al rientro alle 18. Poi apriva i libri, per eccellere anche nelle materie scolastiche, alle medie prima, al liceo linguistico poi.

“La danza sceglie chi amare – dice Adele -. È necessario che ci sia una predisposizione fisica, un’armonia del corpo. E poi ci vuole cuore. Bisogna vivere per la danza, bisogna essere pronti ad affrontare ore e ore di prove, bisogna essere disciplinati e responsabili”. Come è stata lei, da piccola, da adolescente, da mamma, da insegnante.

 

 

 

Quando hai deciso che saresti stata una ballerina?

Già da piccolissima. Determinazione e abnegazione mi hanno spinto a “vivere” il mio progetto. Dopo gli studi presso il Centro di studi Danza Classica e Moderna di Gena Pinto, ho fatto il provino all’Accademia di danza di Roma. Abituata allo stile “rigido” nella valutazione da parte della mia insegnante, quando mi dissero che il mio provino era stato eccellente, pensavo si stessero rivolgendo a qualcun altro. Cercavo il destinatario di quel complimento, ma c’ero solo io. Quel giudizio era per me.

 

 

 

 

 

 

Che maestra sei? Severa come la tua?

Sono una esigente. Voglio il massimo e, quando mi rendo conto che la danza per qualcuno è un gioco, sono pronta a consigliare altre attività che non esigano un impegno totalizzante come la danza. Del resto, anche io trascorro qui tutta la giornata. Il mio lavoro coincide esattamente con quello che sono e quello che voglio.

Gestisci da sola la tua scuola?

Sono affiancata da Daniela Fraddanno per danza jazz e assistenza per i corsi propedeutici. È stata una mia alunna e, come me, non ha mai abbandonato la danza, neanche dopo essersi sposata e aver avuto bambini. Ci lega un profondo affetto.

Che rapporto hai con le tue alunne?

Con le mie ragazze si crea sempre un rapporto di fiducia. Loro sanno che i miei consigli puntano a valorizzare le loro potenzialità. E, nella quasi totalità dei casi, seguono le mie indicazioni.

Quante alunne hai?

Non le ho mai contate, per scaramanzia. Nel mondo della danza, lo siamo. Io, però, qualche deroga la faccio e “oso” gli abiti glicine e viola sul palcoscenico.

A proposito di palcoscenico, a breve ci sarà il saggio.

L’11 giugno, alle 19, al teatro Armida di Sorrento, ci sarà il saggio che ho voluto intitolare “Sinfonia dell’Anima”. Come sempre, è un momento speciale. E ques’anno lo è ancora di più, perché mia figlia Sonia farà il passo d’addio. A lei ho voluto dedicare questo saggio, perché lei è una che ci mette il cuore ed è destinata ad essere la mia erede. Il mio augurio per lei è che diventi la donna che so che potrà essere. Ovviamente, il mio pensiero è rivolto anche a Pamela Cuomo e Cinzia Cilento che si diplomeranno quest’anno.

 

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