E’ un pomeriggio luminoso di settembre e bevo a piccoli sorsi la mia tisana di karkadé cercando uno spunto per cominciare. Rompo il ghiaccio rivolgendomi alla mia interlocutrice di fronte a me:
Angela, nel tuo romanzo ho avvertito un profondo amore per la tua terra. In particolare ho riconosciuto le colline di Vico e i suoi terrazzamenti di olivi e viti, la pianura vesuviana e, ahimè, anche l’accenno alla terra dei fuochi. Cosa mi dici?
Sicuramente nel libro è presente l’amore per la terra. Non solo quella geograficamente più vicina a me, ma amore per la terra inteso come unico modo per avvicinarci alla nostra intima essenza. Sono dell’idea che i nostri figli possono essere più felici correndo e sporcandosi tra l’erba e la terra di un parco, anziché guardando confusi le vetrine di un centro commerciale sotto le luci al neon.
Pienamente d’accordo con te. I personaggi del tuo romanzo sembra che siano tutti alla ricerca della loro essenza e oserei dire della “essenzialità” della vita, anche attraverso percorsi tortuosi e duri…
Si, hai colto bene il senso. I personaggi del romanzo, come il protagonista Beppe, sono alla ricerca di una dimensione vera e autentica dell’esistenza, anche attraverso il legame con la terra. L’autenticità della terra corrisponde dunque all’autenticità dei sentimenti. Beppe sembrerebbe quasi un outsider nel fluire moderno delle cose, in realtà è lui il vincente, un vincente onesto… che non ha la pretesa di piacere per forza.
Passiamo alla domanda delle domande: l’amore…! Mi ha colpito molto la frase di chiusura di una delle protagoniste del libro, che mette in discussione tutto quello che io, lettrice, avevo pensato fino a quel momento. Come me lo spieghi?
(Angela sorride) In realtà il trait d’union del romanzo è l’amore onesto, puro e coerente. Tuttavia mi piaceva l’idea che una delle protagoniste, ormai anziana, nel pensare alla sua vita vissuta e all’amore, rimettesse tutto in discussione. D’altronde non dimentichiamoci che stiamo parlando dell’amore non perfetto, “Dell’umano amore”, appunto.
Elena Sorrentino